Esperienze di insegnamento dell’ITALIANO LS – L2: Eleonora Vigo

Pubblichiamo con molto piacere questa testimonianza che ci ha mandato Eleonora Vigo da Varna. Eleonora ci parla della diffusione della lingua italiana in Bulgaria e della sua esperienza di autrice:

“La lingua e la cultura italiana in Bulgaria sono da sempre apprezzate, studiate e amate.


I bulgari parlano ancor oggi di parentela con l’Italia grazie al matrimonio di Giovanna di Savoia nel 1930 con il re Boris III di Bulgaria

Burgas è stata la prima città bulgara in cui è stato possibile imparare l’italiano, inizialmente è stato inserito solo nelle scuole di musica ma dopo il 1990 èstato adottato da altri Istituti.

Detelina Bogdanova nel 1991 è stata la prima insegnante di lingua italiana a Varna e lo ha insegnato per tutta la sua carriera lavorativa. Grazie a lei ho potuto realizzare il “Libro dei verbi”



Un’ alta percentuale di ragazzi che frequentano gli istituti statali in Bulgaria scelgono come seconda lingua dopo l’inglese, l’italiano e ciò continua ad alimentare la passione per i Professori bulgari che insegnano la lingua italiana nel trovare nuovi metodi di studi per coniugare queste due lingue così diverse, sia nella scrittura che nella comprensione.

L’idea di scrivere questo libro è nata perché è  indispensabile capire come tradurre e coniugare un verbo dalla lingua italiana alla lingua bulgara e viceversa.

Il libro è strutturato così: 

la prima parte del libro è composta da una spiegazione di grammatica relativa al sistema verbale bulgaro e la spiegazione dei tempi e modi verbali bulgari e di come si utilizzano per noi italiani.

Parliamo di 40 pagine su 490; poche, ma ho cercato di spiegare solo e nel modo più semplice possibile la grammatica relativa ai verbi “per una prima comprensione”.

L’argomento è molto più vasto, ma per le prime conversazioni, penso sia abbastanza.

La grammatica generale bulgara la puoi trovare ovunque ed era inutile dedicare capitoli per ripetere ciò che è già stato scritto e riscritto.

Poi il libro è completamente dedicato alle coniugazioni dei verbi principali con le frasi di esempio, e qui è stato indispensabile l’aiuto della mia Professoressa.

Per ogni verbo c’è la spiegazione di come viene interpretato e di come può essere utilizzato.

La lingua bulgara utilizza verbi diversi per tradurre ciò che noi italiani esprimiamo con un solo verbo, inoltre aggiungono dei prefissi al verbo e il significato del verbo o della frase assume una sfumatura diversa o addirittura un significato completamente diverso, insomma è abbastanza complicato ed è fondamentale conoscerne alcuni tra i principali.

Naturalmente i verbi si cominciano a studiare dopo una prima ed elementare capacità di leggere, quindi non ho inserito nessuna pronuncia, esistono già molti libri e siti internet che accompagnano uno studente in questo percorso didattico.”

Grazie ad Eleonora per  questo interessante racconto e complimenti per il suo lavoro!

www.linguabulgara.com 

E’ morto il linguista Tullio De Mauro

Il 5 gennaio scorso è morto a Roma a 84 anni il celebre linguista Tullio De Mauro.

Era nato a Torre Annunziata (Napoli) il 31 marzo 1932; dopo essersi laureato in lettere classiche a Roma nel 1956,  ha insegnato nelle università di Napoli, Chieti, Palermo e Salerno.

Docente di Filosofia del linguaggio alla Sapienza di Roma, è stato poi ordinario di Linguistica generale presso la stessa università. Nel 1966 è stato tra i fondatori della Società di linguistica italiana, di cui è stato anche presidente (1969-73).

Dal 2000 al 2001 è stato ministro della Pubblica Istruzione nel governo Amato. Nel 2001 è stato nominato dal Presidente della Repubblica Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana. Per l’insieme delle sue attività di ricerca, l’accademia nazionale dei Lincei gli ha attribuito nel 2006 il premio della Presidenza della Repubblica. Nel 2008 gli è stato conferito l’Honorary Doctorate dall’Università di Waseda (Tokyo).

Tra le sue opere più importanti vanno citati la Storia linguistica dell’Italia unita (1963) e Il grande dizionario italiano dell’uso, Guida all’uso delle parole, Lessico di frequenza dell’italiano parlato, Capire le parole, Idee per il governo: la scuola, Linguistica elementare, La lingua batte dove il dente duole (con Andrea Camilleri) e In Europa son già 103. Troppe lingue per una democrazia? (2014).

Vi riproponiamo l’intervista pubblicata nel marzo dell’anno scorso.

Il professor Tullio De Mauro, uno dei più importanti linguisti italiani, ha recentemente ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Santarcangelo di Romagna.tullio 2

Il Professor De Mauro ha diretto il Dipartimento di Scienze del Linguaggio nella Facoltà di Filosofia e successivamente il Dipartimento di Studi Filologici Linguistici e Letterari nella Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università La Sapienza di Roma. Nel 1973 è stato tra i protagonisti del “Seminario popolare su Tonino Guerra e la poesia dialettale romagnola”.

Secondo il Professor De Mauro la lingua italiana, non sta così male. Messi male sono molti, troppi italiani che quella lingua parlano ormai correntemente, ma incontrano grandi difficoltà a comprendere un testo scritto o a risolvere un calcolo. Insomma, a orientarsi nel mondo d’oggi. È l’immagine di un paese a due facce: l’italiano è diventato ora la lingua di quasi tutti, senza che ciò abbia però provocato la morte dei dialetti. Se il 90 per cento di noi parla una lingua comune (ancora nel 1974 era appena il 25 per cento), una buona metà di questa massa, il 44,1, alterna abbondantemente l’italiano al dialetto. E ciò, sottolinea De Mauro, non è affatto negativo.tullio 3

Da poco è uscito il suo nuovo libro Storia linguistica dell’Italia repubblicana ( Laterza) che fin dal titolo aggiorna la Storia linguistica dell’Italia unita, pubblicato nel 1963, una storia linguistica e non storia della lingua.

Che cos’è una storia linguistica?
“È la storia di una comunità che può anche parlare diverse lingue. Tanto più di una comunità come quella italiana dove, a differenza di altri paesi, c’è un marcato multilinguismo. È la masse parlante di cui scrive Ferdinand de Saussure”.

Lei afferma che chi diagnosticava la morte dei dialetti ha dovuto ricredersi.
“Posso inondarla di cifre? Fino al 1974 la maggioranza degli italiani, il 51,3 per cento, parlava sempre in dialetto. Ora chi parla sempre in dialetto è sceso al 5,4. È vero che i toscani, i liguri e gli emiliano-romagnoli parlano solo in italiano fra l’80 e il 60 per cento e che i lucani, i campani e i calabresi vanno dal 27 al 20 per cento. Ma è vero anche che chi usa solo il dialetto in queste regioni del Sud non supera il 12-13 per cento”.

Lei sostiene che l’acquisizione dell’italiano comune sia stata favorita dalla mescolanza di tanti idiomi.
“Quante più lingue si confrontano tanto più cresce l’esigenza di una lingua comune. L’importante è che l’ambiente sia unitario. È un fenomeno verificabile fin dal Cinquecento a Roma, per esempio, dove affluiscono popolazioni da molte regioni dopo il sacco dei lanzichenecchi. La classe dirigente, cioè la curia, era pan-italiana”.

Le donne convergono verso l’italiano prima e più degli uomini.
“Questo accade sia nei contesti familiari, dove le donne rivolgendosi ai bambini prediligono l’italiano, sia fuori da quest’ambiente: lo attestano i dati sulla lettura o quelli sui rendimenti scolastici”.

E oltre al multilinguismo cos’è che ha diffuso l’italiano?
“Sono tanti i fattori: l’emigrazione interna, l’affluenza nelle grandi città, radio e televisione. Ma va sottolineato l’alto livello di scolarizzazione che ha portato al diploma secondario il 75 per cento dei ragazzi. Purtroppo questa richiesta di più alta formazione si è arrestata negli ultimi anni “.

In che senso?
“Il numero dei laureati in Italia resta basso rispetto alla media europea e ormai si diffonde la sfiduciata convinzione che una laurea serva a poco, perché molte imprese sembra non abbiano bisogno di alti livelli d’istruzione”.

E invece la scuola resta essenziale in questo processo.
“L’italiano ha un congegno più complicato dell’inglese o del francese, richiede un controllo che la scuola può offrire. Ancora oggi una consapevolezza piena la si acquisisce alle superiori, sperando che queste funzionino bene “.

tullio

Da http://www.repubblica.it/cultura