Muretti a secco, patrimonio dell’Umanità

muretti 2L’UNESCO ha iscritto “L’Arte dei muretti a secco” nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’umanità in quanto rappresentano “una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura” per otto Paesi europei che hanno presentato la candidatura: oltre all’Italia, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera.

murettiNella motivazione dell’Unesco si legge: “L’arte del dry stone walling riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, terra a secco. Si tratta di uno dei primi esempi di manifattura umana ed è presente a vario titolo in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi che per scopi collegati all’agricoltura, in particolare per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese. Le strutture a secco sono sempre fatte in perfetta armonia con l’ambiente.

Tra le regioni italiane promotrici della candidatura c’era la Puglia, per tutelare una tradizione che unisce in pratica tutta la Penisola e ha i suoi punti forti nella Costiera amalfitana, a Pantelleria, alle Cinque Terre, nel Salento e nella Valle d’Itria. Si tratta di una tecnica millenaria che ha avuto nel corso della storia e a seconda delle regioni utilizzi diversi.

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Soprattutto nelle zone costiere e nelle isole italiane i muri a secco sono così comuni che spesso si dimentica la loro importanza storica e sociale. In Puglia, per esempio, ci sono i muretti risalenti all’epoca dei messapi con una struttura a blocchi squadrati poggiati orizzontalmente, che svolgevano il compito di delimitare tenute e poderi.

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In Liguria i muri a secco sono parte integrante delle tecniche agricole dei terrazzamenti.

I muri a secco stanno però scomparendo, per la mancanza di manodopera specializzata e perché l’agricoltura meccanizzata li vede come un ostacolo. La perdita dei muretti a secco non significa soltanto la cancellazione di una testimonianza della nostra storia. La scomparsa o la rarefazione di queste costruzioni incide negativamente sul paesaggio e sull’ambiente. Nei muri a secco sopravvive infatti una ricca fauna e flora, essi sono inoltre un importante elemento di diversificazione ecologica e del paesaggio.

Da http://www.repubblica.it

Bernardo Bertolucci, ultimo imperatore del cinema italiano

bertolucciGrandissimo maestro del cinema italiano, Bernardo Bertolucci si è spento oggi a Roma all’età di 77 anni. 

Nato a Parma il 16 marzo 1941, Bertolucci era figlio del poeta Attilio e di Ninetta Giovanardi e fratello di Giuseppe (anche lui regista cinematografico e autore teatrale).bertolucci 3

Fin da adolescente comicia a realizzare cortometraggi ma decisiva per la sua carriera è l’amicizia con Pier Paolo Pasolini.

Nel 1962, con Tonino Guerra come produttore, realizza il suo primo lungometraggio,  La commare secca, su soggetto e sceneggiatura di Pasolini.

Nel 1972 arriva il clamoroso successo di Ultimo tango a Parigi con  Marlon Brando e Maria Schneider in uno dei più scandalosi film della storia del cinema. Il pubblico reagisce in maniera entusiastica  a questo dramma erotico fra una giovane di vent’anni e un uomo di quaranta che scatenerà un ciclone di sequestri e polemiche. Bertolucci viene condannato a 4 mesi per oscenità, ma la storia del cinema è cambiata ormai e infatti arrivano per il regista un Nastro d’Argento e una candidatura all’Oscar come miglior regista.

Ad incrementare la sua popolarità arriva l’epico Novecento (1976) con un cast stellare (Robert De Niro, Gérard Depardieu, Stefania Sandrelli, Burt Lancaster e tanti altri ancora). Una metafora di mezzo secolo, con cui il regista trasfigura un melodramma familiare italiano favoloso, diviso in due atti.

Negli anni Ottanta il grandioso kolossal L’ultimo imperatore (1987) vince nove Oscar, fra cui quelle per la migliore sceneggiatura non originale e quella per il miglior regista, e fa anche incetta di BAFTA, César, David di Donatello, Golden Globe, European Award e Nastri d’Argento.

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Altri successi mondiali saranno anche Il tè nel deserto (1990) con John Malkovich, Piccolo Buddha (1993) con Keanu Reeves e Io ballo da sola (1996) con Stefania Sandrelli, educazione sentimentale di una ragazza americana alle prese con la propria sessualità.

In The Dreamers (2003) il regista racconta il ménage a trois di tre giovani ragazzi francesi nel pieno del ’68, un modo per dichiarare amore eterno al cinema.

Nel 2007 gli viene conferito il Leone d’oro alla carriera alla 64esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e nel 2011 la Palma d’Oro onoraria al 64esimo Festival di Cannes.

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Nel 2012 presenta a Cannes Io e te, tratto da un romanzo di Niccolò Ammaniti.

“È un dolore immenso – dicono Nicoletta Braschi e Roberto Benigni -. Se ne è andato il più grande di tutti, l’ultimo imperatore del cinema italiano”. E aggiungono: “Un pezzo della nostra famiglia, un amico fraterno, amoroso, intelligente, pieno di genio, imprevedibile, rigorosissimo ed implacabile nel dirci sempre la verità”. Poi concludono: “Il suo cinema rimarrà tra le meraviglie del ventesimo secolo”.

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bertolucci 4Questo invece il ricordo commosso, in forma di lettera, di Stefania Sandrelli dedicato a Bernardo Bertolucci: Se ne è andato il mio “ultimo imperatore“. Che si sentiva come un “topo nel formaggio”. Per lui significava stare come in un bozzolo, al caldo e al riparo. Me lo disse gioiosamente dopo un’ estate di sofferenza e di passione. “Adesso sto bene, sai? Sto come un topo nel formaggio”. Grazie per essere stato così speciale. Per il tuo cinema così speciale. Spero di incontrarti ancora e di fare un altro film insieme. Un lungo bacio”.

 

La testimonianza di Palma e Virginia da Lanciano

Ringraziamo  Palma Altobelli che ci ha mandato la sua testimonianza da Lanciano, in img_1934Abruzzo, con i suoi commenti e le sue impressioni sul nostro materiale didattico.

Palma dirige insieme ad uno staff di insegnanti e alla valida collaborazione di sua figlia Virginia Masciangelo, la scuola  ATHENA, con sede nella cittadina abruzzese in provincia di Chieti, celebre per il miracolo eucaristico di Lanciano:  nella prima metà dell’ VIII secolo mentre un sacerdote stava celebrando la messa al momento della consacrazione l’ostia e il vino si sarebbero trasformati in carne e sangue. 01Le reliquie del fenomeno, il più noto nel suo genere, sono conservate all’interno della  chiesa di San Francesco, nello storico quartiere Borgo.San Francesco

 

 

 

 

 

 

 

Ecco cosa ci scrive Palma:

“Il libro di testo Un Tuffo nell’azzurro, che noi usiamo fin dalla pubblicazione della prima edizione, nella sua snellezza (grandissimo pregio), vivacità, ordine espositivo sottende rigore metodologico e profonda conoscenza della lingua italiana derivante dalla conoscenza delle lingue classiche.

Tutti i nostri studenti amano questo testo e lo trovano piacevolissimo!Immagine_Staff

Mia figlia Virginia, che insegna nella nostra scuola, ha evidenziato questi punti:

Mi piace il corso di lingua italiana ‘Un tuffo nell’azzurro’ perché:

1) è un libro chiaro, basato sulla comunicazione, dalla grafica efficace, d’effetto;

2) è sintetico, non dispersivo;

3) le letture sono interessanti, stimolanti e offrono spunti di conversazione sia agli adulti che agli adolescenti,

4) è un libro leggero, che può essere facilmente portato duranti i viaggi in aereo, senza rappresentare un peso inutile;

5) è ottimo per noi che abbiamo per lo più studenti che frequentano il corso per 1-2 settimane e che riescono ad affrontare temi grammaticali senza dover seguire storie ed episodi  che potrebbero tediarli;

6) è ottimo anche per chi segue il corso per 4-6 mesi perché ha la soddisfazione di passare dal livello A1-B1 del Tuffo al livello B2-C1 del Tuffo II;

7) il Tuffo 1 e il Tuffo 2 rispecchiano la simpatia e la curiosità intellettiva dell’Autrice.”

Grazie di cuore a Palma e Virginia, arrivederci presto nel bellissimo Abruzzo!

Esperienze di insegnamento dell’italiano Ls – L2 da Napoli

Abbiamo ricevuto e pubblichiamo con piacere questa testimonianza dello staff del Centro Italiano di Napoli diretto dal professor Gabriele Aprea.

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Grazie a tutti, buon lavoro e buono studio della lingua italiana ai vostri studenti!

Un Tuffo nell’Azzurro… di Napoli

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“Napoli, la città che stupisce, famosa  per i colori, i sapori, i panorami mozzafiato e i vicoli, proprio tra i vicoli del centro storico c’è il Centro Italiano , una scuola di italiano che dal 1982 accoglie studenti da tutte le parti del mondo praticamente ogni giorno.

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E ogni giorno chi arriva qui si innamora dell’azzurro del mare, del giallo del tufo, della storia e della lingua italiana anche grazie alla squadra del Centro Italiano che a parte insegnare la lingua fa vivere agli studenti una vera esperienza italiana e napoletana.

Perché la scuola li rende fin da subito partecipi dell’atmosfera festosa che caratterizza questa terra da sempre. E questa atmosfera la ruba un po’ alle strade per portarsela nelle sue aule. Quando gli studenti vanno via, trovano sempre il modo di portare con sé una parte dell’Italia e della città e soprattutto una scusa per ritornare al più presto perché ogni angolo è una scoperta.


È in questo contesto che Un Tuffo nell’Azzurro si inserisce perfettamente nella didattica grazie alla sua chiarezza e freschezza.

“Usiamo Un tuffo nell’Azzurro da anni, abbiamo utilizzato tutte le edizioni e ne abbiamo seguito le diverse evoluzioni e trasformazioni”- raccontano gli insegnanti napoletani-” anche nell’ultima versione il manuale risulta efficace per più profili di studente e piuttosto interessante dal punto di vista culturale. Gli esercizi e gli spunti contenuti ci danno un validissimo supporto nell’organizzazione delle lezioni, sono molto utili soprattutto nelle fasi di verifica e in quelle di rinforzo alla fine di ogni percorso e consentono un’agevole integrazione con le attività proposte in classe”.


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Il lavoro in classe è incentrato soprattutto sulla comunicazione e Un tuffo nell’Azzurro contribuisce a rendere l’esperienza di studio particolarmente allegra e piacevole. Sorridendo si impara meglio!

 

25 anni senza Fellini, ancora insieme al suo cinema dei sogni

fellini 6A Rimini il conto alla rovescia è già iniziato perché nel 2020 si celebreranno i cent’anni dalla nascita di Federico Fellini: un anniversario che la sua cittànatale ha già cominciato a celebrare, con eventi e iniziative alla Cineteca e al rinato cinema Fulgor, riaperto da gennaio. Ma c’è un altro anniversario da ricordare: i 25 anni dalla morte del Maestro, scomparso il 31 ottobre 1993.

Dodici volte nominato all’Oscar, Fellini aveva vinto quello alla carriera proprio nell’anno della sua morte. Venticinque anni dopo il suo realismo onirico ci manca moltissimo; in questi giorni, per celebrare la ricorrenza, molti hanno scritto sull’attualità di Fellini, citando Paolo Sorrentino, Terry Gilliam e tutti coloro che in qualche modo ne hanno raccolto l’eredità.

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“Se puoi sognarlo, puoi farlo” diceva Walt Disney. Fellini amava ripetere che filmava i propri fellini 3sogni; e oggi ci rendiamo conto che non era una metafora. Si possono confrontare le immagini di Amarcord Fellini Satyricon… e la nave va o Roma con quelle del “Libro dei sogni” pubblicato da Rizzoli nel 2007, dove il regista annotava la propria attività onirica di trent’anni (dai ’60 ai ’90) commentando i singoli sogni, ma soprattutto schizzandoli in “appunti” disegnati, da quell’ottimo autore di fantasie grafiche che era.

fellini 5Il vuoto che lascia Fellini non riguarda solo la storia del cinema, ma un’idea dell’arte che rimanda ai geni multiformi della creazione come Picasso, Warhol, fino a Bergman. Il suo stile, una sorta di “fantarealismo” felliniano non è tanto un modo di rappresentazione del cinema quanto una visione del mondo che nasce sulla carta con i suoi celebri schizzi, si sviluppa con la parola nelle sceneggiature spesso concepite con letterati quali Ennio Flaiano, Tonino Guerra e Tullio Pinelli, prende vita su set e alla fine diventa espressione e modello della società.

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Finalmente a Rimini fervono i lavori per realizzare il grande museo diffuso dedicato a Felliniche coinvolgerà i piani superiori del Fulgor, Castel Sismondo e piazza Malatesta.

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Il Comune ha scelto di affidare la progettazione alla casa di produzione cinematografica Lumiere e il ministero dei Beni culturali ha stanziato parte dei fondi per l’opera, i cui lavori partiranno nel 2019. Nel museo diffuso dedicato a Fellini ci saranno percorsi espositivi e virtuali, ricostruzioni di set cinematografici, installazioni di artisti e proiezioni dei suoi film.